Ondeggiavano i tuoi biondi capei
in preda all’aura: che si offrisse allora
un nume mi sembrava agli occhi miei.
Ciò malgrado, in mia man balena ancora 170il ferro, su te volo, e nell’alzarlo
tremo... e incerta sul colpo io fo dimora.
Giá piú del sangue tuo non vo’ bagnarlo,
non vo’ punirti. Cade ormai lo sdegno;
amo Rinaldo... ed ho potuto odiarlo? 175Qual era l’error mio! Rinaldo è degno
solo d’amor! Ei piú non è l’orrore
dell’alma mia, né piú di stima è indegno;
ne quel guerriero, di cui pasce il core
o fanatismo o crudeltá: né il mio 180truce tiranno... Egli è Rinaldo... è Amore.
Ma che veggio? Ha di polve aspersa, oh Dio!
la fronte, ed all’ardor che ’l fa languire
cede del giorno? Che mai far degg’io?
Omai lo fa il sudore impallidire, 185ah! che un, dell’alma mia scorta piú fida,
bacio l’asciughi!... È nato ei per soffrire?
Ricevi, amato ben, questo d’Armida
bacio soave; del Furor Tirate
voci non piú, ma solo Amor la guida. 190Dorme! Tacete, venti, e rispettate
il suo sonno. Qualora ei vi disserra
quanto vaghe sarete, o luci amate!
Alla nativa Europa, anzi alla terra
m’anteporrá; così gentil sembiante 195creato è per l’amor, non per la guerra.
Per l’amor? Ma Rinaldo è forse amante?
Non ebbe avversa a me cuna natia?
È ver! potria, nell’ira sua costante...
Io tutta temo... Avvolta in ceppi sia 200la mia conquista, e, lungi da’ rumori
del campo, in seno del piacer si stia.
E i lacci del mio crine e quei de’ fiori
lo cingano al mio sen con replicati
nodi, stretti per man dei dolci Amori.