ancor lieve supplizio, e non capace
un perfido a punire e un traditore,
che l’è per fanatismo e sen compiace. 130Giurata avea tua morte: a mio favore
incauto sonno la vendetta appresta,
e t’abbandona al cieco mio furore.
Ah! in quell’ora, così per me funesta,
perché la mano mia non ebbe ardire 135di trafiggere un cor, che mi detesta?
Infelice! fremei; temei ferire!
Nell’immolarti, questo braccio il vero
Rinaldo forse non dovea colpire?
Quel Rinaldo eri pure, e quel guerriero 140non giammai vinto, di Dudon seguace,
quel sì temuto eroe, del nostro impero
barbaro distruttor, nemico audace
de’ miei, di tutti i monsulman spavento,
ed il sostegno del cristian rapace. 145Ma allor Rinaldo non chiudeva drento
all’usbergo le membra, un empio onore
non gli cingea d’elmo nemico il mento;
ché, lusingata da un crudele orrore,
il ciglio non mi avria disingannato, 150armando il braccio di fatal rigore.
Nell’armi sue Rinaldo avrei sfidato;
ma non trovai che di un gentil sorriso
le lusinghe in Rinaldo disarmato.
Risplender ponno d’un nemico in viso 155cotanti vezzi?... Ancor tra dolce inganno
a dormir sotto un mirto io ti ravviso!
Gravi le ciglia, che indivise stanno,
mescendo il dolce tuo fiato divino
con quel dell’aure che spirando vanno: 160fra gli odorosi fiori del giardino
con negligente cura insidiosa,
qual arboscello verso terra, chino:
nuda la nivea fronte, e l’amorosa
bocca socchiusa... Alfin simil, fra i dèi, 165al piú vago... all’Amor, quando riposa.