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XV
La conoscenza
Amica del silenzio e degli orrori,
dallo stellato ciel notte pendea,
quand’io vicino alla vezzosa Clori
fra vago stuolo femminil sedea.
Ne’ dolci sguardi, di beati errori
ministri, Clori un lento amor bevea;
le destre, pegno dei nascenti ardori,
chiedea speranza ed il desio stringea.
Con interrotti moti i piè fugaci
alternavan le gioie al nostro core;
furtivi su la man cadeano i baci.
Ove fuggiste, rapidissim’ore?
Rammento ancor vostre amorose faci!
Oh Clori, oh notte, oh tenerezze, oh amore!
XVI
La finta pace
Perdono, idolo mio: perdona a un core
i folli eccessi d’un furor geloso,
ché a un cor piagato dallo stral d’amore
sol un’ombra a turbar basta il riposo.
Chi adora teme; ed il crudel timore
ogni sguardo dipinge altrui pietoso,
interpreta severo ogni rossore,
ogni detto gentil crede amoroso.
Io vidi, è vero, il mio rival diletto
rider, ch’io lo mirava in atto bieco,
mentre la destra gli stringevi al petto;
scherzar lo vidi, non veduto, teco;
rapirmi i baci sul tradito letto
lo vidi ancor... Ma sarò stato cieco.