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404 | varie |
Quella rosa
timorosa,
che fa il dí la verginella,
or appella
un lascivo Zeffiretto,
che le dorme su del petto.
Quell’erbetta
morbidetta,
che il dí celibe riposa
mezz’ascosa,
apre il seno, acciò vi cada,
a impregnarla, la rugiada.
Le cadenti
acque algenti
entro fonte prigioniere,
dal piacere
son divise in mille e mille
lucidette argentee stille.
Del sol figlia,
la giunchiglia
chiede ignuda chi la copra,
e s’adopra
a scaldarla tiepidetta
co’ suoi baci amica auretta.
D’odorosi
cedri ombrosi
tra le fronde in dolce nido,
gode il fido
usignol la sua diletta,
che lo morde lascivetta,
E tu vuoi,
sui vanni tuoi,
gir turbando dei piaceri
i misteri?
Omai fuggi dal giardino:
nessun fior ti vuol vicino.