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     Io vidi Venere,
quando al tuo piede
cadde, giurandoti
ossequio e fede,
65correr smarrita
per darle aita.

     Ma, oimè! premevala
bianco pallore,
sul labbro mutolo
70sedea l’orrore,
e languidetti
eran gli occhietti.

     Le nude Grazie
e i vaghi Amori
75sparsero i laceri
serti de’ fiori
del crine adorno
a lei d’intorno.

     I Giochi e i teneri
80Scherzi innocenti
un mesto eressero
rogo, gementi,
di mirra e annosi
cedri odorosi.

     85Di quattro Genii
la schiera eletta
in lino candido
la pallidetta
Tisbe compose,
90fra gigli e rose.

     E la portarono
su del funesto
rogo, e sedevano
intorno a questo,
95in nero ammanto,
il Duolo e il Pianto.