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Dei schiavi e dei tiranni — tu disprezzi l’omaggio,
tuo culto è la virtude, — tua legge è l’eguaglianza;
su l’uom libero e puro — col fiato tuo spirasti
60un’immortal sostanza.

     Quando per man dei franchi — dal nostro piè togliesti
dei vergognosi ceppi — lo scellerato impaccio,
tu ci guidasti all’Adige — tu ci guidasti al Cenio
con invincibil braccio.

     65Del Panaro, del Crostolo — del Po, del Reno i figli
spingesti di Verona — ad atterrar le porte:
per te di Brescia e Bergamo — gridan le armate genti:
— O libertade o morte! —

     Fra le lagune adriache — tu l’alta mole antica
70crollasti, e cadde il tempio — del dispotismo atroce;
tu su le sponde liguri — col giusto piè calcasti
l’oligarchia feroce.

     Per te giurò, fremendo, — al franco genio invitto
pace il nipote austriaco — della parmense Amalia,
75e con tremante destra — scrisse fra i grandi patti
la libertá d’Italia.

     Cadde per te delusa — aimè! per brevi istanti
dell’itala virtude — l’onda calunniatrice,
e si svegliò del popolo, — di nuovi ceppi al suono,
80l’ira vendicatrice.

     Vide di Pitt le insidie — vide i pugnali..., armarsi
troni ed altari, e disse, — tratto un sospir profondo:
— Non dormo, no son desto!— e sotterrò con l’armi
la libertá del mondo.

     85Tu, che, temuta un giorno, — su la tarpea pendice
la proteggesti, reggi — tu con pietosa mano
il suo miglior destino — e sii alleato eterno
di un popolo sovrano.