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III
Versione
(dalle Odi d’Orazio, i, 10).
Figlio di Maia, Mercurio facondo,
che i pria feroci in societá formasti
uomini nuovi, con la voce e i riti
della palestra,
te degli dèi, te del gran Giove nunzio,
canterò, padre della curva lira,
dotto in celare con giocoso furto
quel che ti piacque.
Mentre fanciullo pei rubati bovi
te minacciava, ricercando i dardi,
benché sdegnato, rise Apollo, privo
della faretra.
Te duce, d’ilio abbandonò le torri,
ricco di doni, Priamo, e gli Atridi
le itie vigilie ed il nemico a Troia
campo deluse.
Tu l'alme pie nelle beate sedi
riponi, e freni la leggiera turba
con aurea verga, dell’inferno ai numi
grato e del cielo.