145siano obbedienti ai magistrati ed essi
mallevadori dei lor cenni. Armato
non deliberi alcun: deposto il brando,
tace la forza e la ragion trionfa.
Onde educarli all’arme ed onde amarli 150ed a’ suoi difensor mostrarsi madre
e dei tutori della legge attrice,
abbia Italia un erario. Il giusto censo
dei privati, del pubblico conservi
la ricchezza benefica. Le terre 155soffrano solo le gravezze, e i frutti
superflui al cittadin la patria ottenga.
Non pubblicana aviditá disastri
l’utile agricoltor: delle comuni
siano esattori i magistrati: ogni anno 160fissin le imposte ed infallibil norma
d’esse siano i terreni. Il popol sappia,
pria di pagarle, che son eque, e possa
esaminarle alle colonne affisse.
Nei gran perigli della patria, ai doni, 165non ai tributi, si ricorra. Rende
generosi il periglio: utile primo
è salvar gli altri, onde salvar se stessi.
Come la fecondante onda del Nilo,
sia libero il commercio: oro ed argento 170divengan merce; il rame sol, cui tanto
nelle viscere sue l’Esperia abbonda,
resti moneta. Nei contratti il peso
dia il valor dei metalli. Il mare e l’Alpi
gratuitamente a peregrine merci 175aprano il varco, se son grezze: grave
tassa da fertil suolo all’arti sacro,
se lavorate, le allontani. Serve
ad altre quella gente, a cui la mano
torpe e l’ingegno, e nei bisogni è forza 180alle fatiche altrui chieder soccorso.
Della pubblica fé l’eccelsa impronta
l’itala industria riconosca: al prezzo,
alla bontá delle sue merci debba
la preferenza, né alcun dazio inceppi