Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
332 | idilli |
XII
I fuochi fatui
1
Alla valle del pianto, al freddo sasso,
in cui Dafni, di Mirso il figlio, giace,
la mesta Elmira rivolgeva il passo
d’estiva notte nell’amica pace;
e giá scendeva dove il varco chiude,
lambendo il colle, la fatal palude.
2
Giunchi, fangose felci ed infeconde
tremole canne, il cui sonante fiotto
imita il roco mormorar dell’onde,
vietano il calle; e mal sicuro e rotto
offre un tronco il passaggio, e all’alta proda
ad un salcio s’appoggia e vi s’annoda.
3
Elmira, incerta, in ogni parte guata
se può varcar dove il suo ben riposa;
ma, veggendo ogni dove a lei negata
men diffícile via, s’avanza ed osa:
Amor la guida e, con turbata fronte,
ascende seco il periglioso ponte.
4
Cede, sdegnoso, al peso e curvo scende
stridendo, trema e di cader minaccia.
Smarrita, Elmira i passi allunga e stende
con moto egual le timidette braccia,
pende sul legno, e lo misura appena,
ché va d’un salto a ritrovar l’arena.