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322 idilli

IX

Il lume di luna o l’origine dell’ellera


     Sotto di questo pioppo, accanto al fiume,
che povero d’umor fugge la sponda,
e fra la ghiaia del romito tetto
basso mormora e lento, assiso io canto
5nel tacito silenzio della notte,
e sopisco le cure, avvezze il giorno
a ronzar fra le travi, ove raccolse
l’inutil fasto e il vaneggiar degli avi
l’industre copia dei sudati acquisti.
10L’amica luna con l’argenteo raggio
placidamente mi percuote il ciglio,
e d’ignota dolcezza il cuor mi cinge.
Tranquilla calma, dell’idee ministra,
va lentamente per le fibre, e al dolce
15agitar del suo corso la sospesa
anima attenta lusingando scuote,
e alla pittrice fantasia commossa
le impazienti immagini presenta.
Veggio l’ombre scherzar, e multiforme
20vestire aspetto, obbedienti al curvo
agitarsi dei raggi, ed or superbe
torreggiare sul monte, ed or sul piano
riposare raccorcie, or tinger brune
l’acqua vitrea del fiume, ora fuggenti
25disperdersi per l’aura e, quasi stanche,
sul deluso terren fare ritorno.
Tepido fiato, che alla luna fura
le brine intorno ed i vapor raccoglie,
feconda i fior, che, susurrando, cuna,
30che sul curvato stel chinan languenti,
dal sonno oppressa, la pieghevol cima;
e le curiose lucciolette erranti