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304 | idilli |
14
Se fuggir lasci l’occasion, sovvienti
che per non piú tornar spiega le piume,
e che corron volubili i momenti
come l’onde che al mar fuggon dal fiume:
l’onda, che giá passò, giá si rinnova;
s’è perduta fra l’altre e non si trova.
15
Chi sa se il giorno, che succede, ancora
sará figlio di questo? Invan lo speri
forse, e pentita accuseresti allora
il lento vaneggiar de’ tuoi pensieri.
Ahi, quante volte nell’etá piú verde
per un momento sol tutto si perde!
16
Non fidiamci all’etá: passa di Lete
l’avara barca chi s’incurva al peso
del nonagesim’anno, e di secrete
grotte colui che abitator si è reso,
e in braccio a Glori ed all’amica sorte
credea, trilustre, d’ingannar la morte.
17
Vieni al mio sen, finché mi serba in vita
la ferrea Parca che i miei dì misura;
meco a goder, meco a scherzar t’invita
la pietosa d’amor provvida cura.
Né vergognarti, quando il cielo è fosco:
al piacer e al silenzio è sacro il bosco.