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286 notti


4
     Su questa tomba, che superba ingombra
tanta terra soggetta e in sen racchiude
di due secoli scorsi ignota l’ombra,
chiedi di mille alle fredde ossa ignude:
se beato esser puoi, finché d’intorno
ti spira l’incostante aura del giorno.
5
     Dalla notte fatal risponderanno
che invan lo speri. A pena nata, fugge
l’umana gioia, ed il seguace affanno
la sognata del cuor pace distrugge:
giudica il tempo i nostri affetti e scopre
pago il desio la vanitá dell’opre.
6
     E intanto, quasi mar, la vita assorbe
dell’incerto mortal, che non l’apprezza,
ma tra favole e sogni incauto sorbe
l’amaro fiele della sua stoltezza,
onde poi piange nell’etá canuta,
riconosce l’inganno e non si muta.
7
     Curvo dagli anni, l’inquieto avaro
geme del tempo, che ha venduto all’oro;
ma pur non sa lasciar, tanto gli è caro,
finché Morte nol fura, il suo tesoro:
Morte, che dona le rapite prede
ad un ingrato sconosciuto erede,
8
     che in feste e in danze, ove lascivia e gioco
chiamano Bacco ad impudica mensa,
le ricchezze consuma a poco a poco,
e gli anni preziosissimi dispensa:
s’oscura il dì, ride la Parca, scende
sopra il convito e il vaneggiar sospende.