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scherzi 275

XXXVI

A Mirtillo


     Vago Mirtillo, porgimi
il sacro plettro eburneo,
che del buon Flacco i numeri
di render s’affannò;
     quel che sul vago margine
d’amico rivo argenteo
spesso il nome di Fillide
all’aure consegnò.

     S’erge per folti frassini,
ove la selva ombreggia,
piú che d’irato Borea
prende a scherno il furor,
     al di cui rezzo godono
pascer l’agnelle candide,
ov’ha dal sol ricovero
l’affannato pastor.

     Questo compagno tacito
fu dei piaceri teneri,
che ad ogni nuovo nascere
riconduceva il dì
     Biechi allor mi guatarono
invidiosi i satiri,
e, le dita mordendosi,
Pan dal bosco partì.

     Le lascivette naiadi
furtive mi sorrisero,
le desiose driadi
sortir dai tronchi fuor.
     Ed ai fauni additandomi,
per non sprezzato esempio,
ridendo, plauso fecero
al piacer e all’amor.