Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
scherzi | 267 |
Tito si strugge in lacrime,
ma Berenice parte:
non vuol regine barbare
il popolo di Marte.
65Cinti di regia clamide,
colpe gli affetti sono,
e il di lui cuore invidia
un pastorello, in trono.
Noti a noi stessi e al tenero
70stuolo di pochi amici,
fra le discrete voglie,
non sarem noi felici?
Lenti rimorsi, o inutili
pensieri del passato,
75potranno turbare invidi
un sí felice stato?
No: né potrá volubile
alata-i-piè fortuna
ai dí venturi asconderci
80entro d’ignota cuna.
Vivrá su l’aurea cetera,
che dell’intonse chiome
il dio ci die’, di Fillide
nel nostro eterno il nome.
85E su la tomba gelida,
gigli spargendo e rose,
incurveranno i satiri
le fronti rispettose.
— E qui — diranno — giacciono
90ai boscarecci numi
fra poca muta cenere,
i semplici costumi. —