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258 | scherzi |
Vidi in quel turgido,
30aprendo i lumi,
seno la candida
sede dei numi;
in quei ceruli,
occhi languenti
35un pegno amabile
de’ miei contenti.
Che uguale ardevaci
foco mi accorsi,
e il ciglio pavido
40fremente io tòrsi.
La man stringevati;
tu, al suol rivolto,
di vivo minio
tingevi il volto;
45ma dalle lucide
pupille erranti
mille pendevano
lusinghe amanti,
e su le rosee,
50labbra vivaci
pargoleggiavano
gl’inviti e i baci.
Non io da pallido,
curvo censore
55appresi i rigidi
dommi d’amore;
ma, sovra il margine
del greco fonte,
dallo scherzevole
60Anacreonte.