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20 odi

XI

Ad Apollo

per malattia di Nerina

(1782)

     Lascia di Delfo la vocal cortina,
Febo, che lavi il biondo crin nel Xanto;
reca salute alla gentil Nerina,
padre del canto.

     5Langue il bel volto fra moleste doglie
qual bianco giglio che la grandin tocca:
rosa rassembra d’appassite foglie
l’arida bocca.

     Se invan t’invoco, se al temuto sdegno
10del freddo morbo la donzella cede,
voglio d’Averno per il muto regno
volgere il piede.

     Al mesto suono delle corde ignote,
di Pluto il core ammollirò col canto,
15e piangeranno, di pietade vuote,
l’ombre al mio pianto.

     Sisifo e Flegia nell’oblio del rischio
staran del monte sul feral confine,
ed all’Erinni tratterranno il fischio
20gli angui del crine.

     Ma, aimè! due volte l’onda non si varca:
legge lo vieta del destín severo:
sordo alle preci, su la stigia barca
siede il nocchiero.

     25Era omai giunta alla fatal palude
la tracia sposa, e si credea felice:
Orfeo si volge: mista all’ombre ignude,
fugge Euridice.