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scherzi 219



     25— Aimè! temo — ella mi disse —
che da Eurito inciso, oh Dio!
sia quel nume — senza piume,
triste acquisto all’amor mio.

     Se geloso il ciel prefisse
30giá la meta al nostro affetto,
or m’uccida — e non divida
l’idol mio da questo petto;

     ché io piú viver non potrei
senza il vago mio pastore:
35sotto questo — allòr funesto
morrei fida di dolore.

     Labindo è degli occhi miei
piú a me caro! — E molli intanto,
sospirando, — singhiozzando,
40i begli occhi avea di pianto.

     Io li tersi, e su la bocca
bacio fervido libai,
che sul seno — venne meno,
sdrucciolando, e sospirai.

     45La mia gota il sen le tocca,
che si scuote palpitante,
che ripete — le secrete,
vive gioie d’un’amante.

     — Non temere — a lei risposi,—
50se tu vedi amor cruccioso
adirarsi, — spennacchiarsi:
è un fanciullo capriccioso.

     Ei sovente con i strali
cifre imprime misteriose
55e i voleri — lusinghieri
svela all’anime amorose.