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188 | scherzi |
V
Al genio degli scherzi
(1778)
Scherzoso Genio, che i sonanti crotali
con le vibrate dita agiti, e guidi
nelle danze dittee l’itale spose
col ripercosso fuggitivo piè,
5lascia di Pafo ebri-festoso i lidi
su la materna conca e meco assiditi,
cinto la fronte di lascive rose,
dell’ospital convito arbitro e re.
Sian teco i vezzi, le soavi insidie,
10da cui gli amanti sono attesi al varco
il molle riso, i vorticosi baci
e i sospiri dal rotto favellar.
Né manchi il dio dall’infallibil arco,
onde sian spinte sopra l’ali torbide
15le, figlie del dolor, cure mordaci
oltre il confine dell’Adriaco mar.
Fuman le tazze e dai focosi brindisi
macchiano, urtate nella mensa, i lini:
Genio, che tardi? Senza te non chiede
20Lidia la cetra, che donolle Amor:
Lidia, dai sciolti profumati crini,
dal turgidetto sen lucente e candido,
quasi luna su l’onde, allor che cede
del rinascente giorno al primo albor.