Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
184 | scherzi |
25Di quei lauri, che rapìo
alla fama anglico vate,
l’alte tempie incoronale
e il negletto aurato crin;
e il vivace Mainero
30sia pur teco, emulatore
delle grazie e del colore
del romano Lorenzin;
teco Balbi, e lo scherzoso
mio Capozza ei guidi a lato,
35e di Rolli il delicato
dotto Fasce imitator,
e Mazzucco, dalla greca
fantasia, di sciolti fabbro,
grave il petto e pieno il labbro
40di poetico furor.
In quel dì le cure oblia
e del fòro e del senato,
ché geloso veglia il fato
al ligustico destin:
45a lui veglia Fornellino
e, alla patria ancora ignoti,
nel mio cor vegliano i voti
d’un novello cittadin.
Teme, è ver, diviso il mondo
50da guerrieri acerbi sdegni,
che la sorte di piú regni
sia vicina a vacillar.
Dei tiranni il giogo scuote
lo sprezzato Americano,
55cui apprese il Pensilvano,
nuovo Bruto, a trionfar.
Crolla invano Anglia sdegnata
l’ardua fronte minacciosa,
e per l’onda procellosa
60contro legni urtando va.