Pagina:Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu/178

172 odi



     25Maggior della minaccia,
ov’è il tuo Pier, che al portamento e agli
Fiorenza esalti e in faccia
d’un tiranno stranier laceri i patti?

     Di pochi in petto or fervono
30gl’itali sensi dell’antico orgoglio:
curvi i piú stolti servono,
né alzar osan gli sguardi al Campidoglio.

     Invan sdegnati fremono,
disarmate le destre, il vile e il forte:
35ambo, scherniti, temono
involontaria o inonorata morte.

     Torpe nell’ozio e giòlita
la gioventude effeminata e molle,
non come prima solita
40plebe togata a rovesciar le zolle.

     Gl’imberbi figli pascono
di pravi esempi i degradati padri,
e di color che nascono
maestre di peccar stanno le madri.

     45Della materna Venere
presto l’audacia ogni donzella eredita,
e nelle fibre tenere
i compri amori dai primi anni medita.

     Adulta, volge amabile
50lascivi sguardi e mostra il seno ignudo;
poi cerca infaticabile,
del marito alla mensa, utile un drudo.

     Quei ride, o doni, stupido,
dell’Istro ai duci dell’onore i danni,
55od, ambizioso e cupido,
li venda al Franco o ai mercator britanni.