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libro secondo | 165 |
XLIX
A Salomone Fiorentino
(1800)
Cantor dolente della prima sposa,
onor dei figli d’Israel dispersi,
perché non desti su fatidic’arpa
itali versi?
Agita forse del Tirreno in riva
i mesti giorni tuoi cura molesta?
Invida frode il meritato serto
rode o calpesta?
Ricchezza stolta la mercé dovuta
ti nega avara e insulta al tuo lavoro,
mentr’è alle Taidi, ai Peregrini, ai Ruli
prodiga d’oro?
Sai pur quai premi la corrotta etade
serbi a chi, saggio, di viltá non vive,
lode non vende, o di peccar maestre
storie lascive.
Fugga, o si celi; anche tacendo, offende
severo il giusto, alto bersaglio all’empio:
Scipio a Linterno, n’è Aristide a Egina
splendido esempio.
Nel tempio, in trono, nel senato, in campo
ha plauso il vizio, aviditá grandeggia,
e fra i sepolcri la virtú negletta
muta passeggia.