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XLVII
Il vaticinio
(1793)
Il saggio amico del vero, stabile
nel suo proposto, non teme impavido
dei tiranni le furie,
della plebe l’ingiurie.
5Ride del fato: natura e gli uomini
rispetta e i loro diritti liberi,
l’ozio abborre e la guerra
e ha per patria la terra.
A lui d’intorno vantar non osano
10ciechi sofismi l’errore e il vizio,
che, additandone l’opre,
la ragione li scopre.
Cosi comprâro Confucio e Socrate
il meritato culto dei secoli,
15e il lor genio presiede
alla pubblica fede.
Cosí, Fantoni, chi a Giove il fulmine
tolse e ai tiranni lo scettro, pròvide
leggi dettando, ottenne
20una fama perenne.
Per lui la prole di Penn il vindice
acciaro strinse, chiedendo intrepida
degli imperi alla sorte
o libertade, o morte.