Pagina:Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu/165


libro secondo 159


Dote per lui dei padri
è la virtude e delle figlie il vezzo,
la fedeltá costume
60e pronta morte della colpa il prezzo.

     Arbitri del destino
dell’avvilita Esperia, omai frenate
l’indomita licenza,
se padri della patria esser bramate.

     65Con destra erculea ardete
d’ogni delitto all’idra i capi infami,
ed i potenti astuti
non trovin ésca onde insidiar con gli ami.

     Dei desidèri pravi
70sradicate il vantaggio e gli elementi,
formando agli ardui studi
dell’obbediente gioventà le menti.

     Aimè, se piú tardate,
vittima Italia fia dei vizi suoi
75e meritato scherno
dei discesi fra noi senoni e boi!

     Giá il procelloso turbo
freme inquieto su l’Alpi e s’avvicina,
giá desta la tacente
80fra le ruine libertá latina.

     Ma invan mi affanno. Il volgo
i vaticini miei stolto deride,
e il nobile ed il ricco
fra i diplomi e i tesor sbadiglia e ride.

     85Declina il mondo e invecchia:
sordo de’ saggi ai providi consigli:
noi siam peggior dei padri,
e peggiori di noi crescono i figli.