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libro secondo 155

XLV

Ad Alberto Fortis

(1792)

     Colui che facil crede
vittima cade di una cieca insidia,
ché piú non regna fede,
ma avarizia, viltá, frode ed invidia.

     5Sol per desio dell’oro
di speme ogn’alma, oh nostra infamia! accendesi,
e nella reggia e al fòro
l’onor e la ragion scherzando vendesi.

     Etá beata, in cui
10tutti indistinto il suol godea di pascere,
né ancor a danno altrui
osato avea la tirannia di nascere.

     Quanto il gregge innocente,
era il cuore dell’uom di voglie povero,
15e alla tranquilla gente
una grotta porgea facil ricovero.

     Amor, fiamma gradita,
che natura alimenta, amor di tenere
gioie spargea la vita,
20fecondator del non corrotto genere.

     Fuggiam, Fortis, fuggiamo
da un clima infetto dal fetor del vizio,
ed intatti cerchiamo
in altre terre un piú felice ospizio.