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XLII
A Sebastiano Biagini
Il vaticinio
(1791-96)
Lungi, profani. Ti assidi e tacito,
Biagini, ascolta. Le selve tremano:
voci dall’antro ignote
mugghiano! Un dio mi scuote.
5S’ergon le chiome. Rabbia fatidica
m’inonda il petto. Qual luce insolita!
Chi mi squarcia l’oscuro
vel, che copre il futuro?
A me d’intorno schierarsi i secoli
10veggo e gli eventi... Gl’imperi cadono
la libertá si asside
fra le ruine e ride.
Dal profanato Tarpeo discendono
gli eguali agli avi romani intrepidi;
15si desta Italia, impugna
l’asta e corre alla pugna.
Gli empi tiranni dispersi fuggono
lá s’ardon navi, qua vinte traggonsi
con la turba cattiva
20sulla libera riva.
Roma rinasce, Flora rinnovasi,
Alfea risorge, freme Partenope,
e nuove glorie agogna
la feroce Bologna.