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libro secondo 145

XL

A Francesco Maria Zipoli

(1791)

     Monarchi e grandi, se i scrittori tacciono,
fango saran, che il passegger non guata:
Zipoli amico, a sepolcrale inerzia
simile, ahi quanto! è la virtú celata.

     Non arse sola di garzone adultero
Elena ai sguardi ed alle colte chiome,
né ai vezzi, all’oro ed alle vesti barbare
cedette avara di pudica il nome.

     Non fu il primo a scoccar dardi infallibili
10Teucro, e a frenar l’ire dei re Nestorre;
né per la patria ad incontrar magnanima
morte il chiomato procelloso Ettorre.

     Molti pria degli Atridi illustri vissero,
per cui schiere e cittá fúr vinte e rotte;
15ma, perché privi di cantor, ricopreli
tacito oblio d’interminabil notte.

     Tu, che ami i vati e non conosci invidia,
non scenderai dentro la tomba intero,
e de’ miei versi varcherai sui lirici
20vanni di morte il tenebroso impero.

     Invano il tempo tenterá di spargerli
d’edace polve e di secreto orrore:
sacri all’Italia, un dí piú grande, e al merito,
vivranno eterni e spireranno amore.