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libro secondo 141

XXXVIII

Alla Fortuna

(1791)

     Figlia del fato, Fortuna instabile,
che irata un soglio cangi in tugurio
e, tumida d’orgoglio,
cangi un tugurio in soglio;

     5te in mezzo al solco chiama sollecito
l’arso cultore. Per l’indo oceano
te il Pensilvano implora
sulla libera prora.

     Te il Franco, il Russo, lo Svevo e l’Italo
10teme, e di Libia le madri barbare,
e sui purpurei scanni
gli asiatici tiranni.

     Te adora il volgo; te segue l’invida
dei falsi amici turba pieghevole,
15e Pl’arti insidiose
delle spergiure spose:

     non io che, stanco de’ tuoi volubili
capricci, sprezzo ricchezze, premio
della viltá, che chiede
20vergognosa mercede.

     Lode non vendo, non macchio l’anima
d’util menzogna, né la mia cetera
il grato suon riscuote
di adulatrici note.

     25Canto Fernando; ma in trono assisesi
fra i voti e il lieto pianto d’Etruria,
e il varco ai dí felici
schiuse con rari auspici.