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libro secondo | 139 |
Sian moderate e rechino
l’utili risse un non tenace affanno:
stanca ogni eccesso e, vittime
d’ingiusta servitú, s’odia un tiranno.
Pace inattesa dissipi
il duolo e asciughi con le labbra il pianto,
chiami il piacere e assidasi
lieta alla fede intemerata accanto.
Allor nuove delizie
pulluleranno da piú vivo ardore,
ed importuna cedere
dovrá la mente alla ragion del cuore.
Soavemente a gemere
apprenderai dalle colombe, i spessi
baci a libar dal passero,
e dalla tortuosa edra gli amplessi.
Rapisci la volubile
occasione dal dì che omai si cela,
e di propizie tenebre
i misteri d’amor tacito vela.
Ma, oh Dio! dall’uscio udirono
chete il consiglio e lo credetter frode:
ve’ come fuggon timide!
Ah! chi amando non tace, arde e non gode.