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libro secondo | 131 |
XXXII
A Carlo Antonio di Rosa
(1789)
Caro alle vergini vissi, vagante,
non senza gloria, guerrier d’Amore,
suggendo il nettare qual ape errante
di fiore in fiore.
5La bruna piacquemi, inquieta, ardente;
la breve e pallida, sempre bramosa;
e la non gracile, d’occhio languente,
biondo - pietosa.
Ora che il settimo lustro mi grida,
10cesso volubile d’amar per gioco:
d’una contentomi, purché sia fida,
d’ardere al fuoco.
Quella, onde palpito, Nerina ha nome:
luci cerulee, sottil labbretto,
15aurate e morbide le lunghe chiome,
ricolmo il petto.
Oblia Partenope: vieni a mirarla,
Rosa, che un torbido pensier conquide:
se danza è Venere, Palla se parla,
20Giuno se ride.