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libro secondo | 123 |
XXIV
LO SDEGNO
(1786)
Lasciami, ingrata: il pianto tuo non curo
e in braccio a un’altra a vendicarmi io corro.
Amo quel volto, ma quel cor spergiuro
odio ed aborro.
Vago è quel ciglio, ma l’amor delude;
caro quel labbro, ma viltá vi siede;
candido il petto, ma ner’alma chiude,
priva di fede.
Resta al rimorso del tuo fallo in preda,
scherno ed obbrobrio di un ardore estinto;
invan presumi ch’io t’ascolti e ceda;
lasciami!... Ho vinto.
XXV
A Filli
(1787)
Fugge la luna: consapevol ombra
cela i misteri dei profani ai sguardi,
placido sonno l’universo ingombra:
bionda Fille, che tardi?
Fanciulla vaga, degl’incauti a danno
tu mi deridi e insulti al mio tormento!
Eccola!... l’odo... Ah!... non è lei!... M’inganno
Scuote la porta il vento.