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122 odi

XXIII

Ad un giovane ligure,

che amava perdutamente una donna venale

(1785)

     Garzon ligustico, spirante liquido
odor di muschio, dal gracil femore,
che fai di Lidia in braccio,
della tua fama immemore?

     5Fuggi, ché languida febbre t’insidia
ed i tuoi giovani lustri minaccia:
mesto pallor giá serpe
su la cangiata faccia.

     Non t’ama, credulo, costei che veneri,
10ma d’oro l’agita brama insaziabile:
di tue ricchezze ignudo,
tu non sarai piú amabile.

     Ahi, troppo miseri color che vittime
dei molli cadono vezzi di Lidia,
15che ignoran l'arti infami
di femminil perfidia!

     Con gl’Iri è saggia, coi Cresi prodiga;
sposa coi docili fiera e volubile;
umil con chi la sprezza,
20con gl’inesperti nubile.

     Spezza la ferrea catena, seguimi,
ed, agl’incauti giovani esempio,
appendi, salvo, un voto
dell’amicizia al tempio.