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104 odi

VIII

L’amante disperato

(1781)

     — È una proterva Fillide,
piú capricciosa della bruna Cloride,
piú vana che Amarillide,
piú spergiura e crudel dell’empia Doride.

     Eh! si cessi di piangere,
5dal piè si tolga il vergognoso laccio:
lo voglio in pezzi frangere,
e a dispetto d’Amor vuo’ uscir d’impaccio... —

     Udimmi, e minaccevole
10col ginocchio incurvò l’arco terribile,
e col braccio pieghevole
nel core mi lanciò dardo infallibile.

     Ahi! che una cieca rabbia
d’allor mi bolle in sen, pronta all’ingiurie,
15e su l’aride labbia
lo schiumoso velen versan le Furie.

     Dagli occhi il pianto scendemi
su le garrule mense e vuol ch’io taccia:
fremo, singhiozzo e rendemi
20improvviso pallor bianca la faccia.

     Nel dolor, che mi strazia,
perfin la gioia altrui sovente annoiami,
ed amor non si sazia
di tante pene! Apriti, abisso...: ingoiami.