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libro secondo 97

II

Ad una vecchia veneta

che pretende di far la giovane

(1779 )

     Udiron, Clori, udirono
alfine i voti miei Cupido e Venere;
le chiome incanutirono
e delle fiamme tue resta la cenere.

     5E scherzi? E ancor volubile
tendi ai ridenti giovinetti insidia,
quasi fossi la nubile
dal biondo e lungo crin figlia di Lidia?

     Ma Cloe, donzella amabile,
10sol fra i trascorsi il quarto lustro annovera,
e sotto velo instabile
nel bel varco del sen Amor ricovera.

     Fugge ei da te, cui pallidi
dieci lustri di rughe il volto solcano,
15cui sono i denti squallidi,
le cui mamme sul ventre alto si colcano.

     Invan gemme ti adornano,
invan seta e cinabro: irreparabili
gli anni fuggîr, né tornano
20di fresca gioventú l’ore instancabili.

     Clori, se nulla réstati
de’ pregi antichi, e tenti invan risplendere,
lascia gli amori e appréstati,
dovuta a morte, nella tomba a scendere.