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BEATISSIMO PADRE.
Mentre consacro umilissimamente alla Santità Vostra
le mie Produzioni Matematiche, sento attenuarsi in me quella
vantaggiosa opinione, che suol concepire delle proprie fatiche
chiunque si avanza a pubblicarle. Io ben comprendo quanto
poco tale offerta convenga ad un tanto Sovrano; o si consideri
la grandezza del doppio Principato, che nella di Lei
Sacratissima Persona risiede; o si abbia riflesso all’ampiezza
di sua Dottrina, che lascia di se monumenti immortali alla
Posterità. Tutto questo è valevole a disanimare non me solamente,
ma qualunque Ingegno di sicuro volo, che osi
esporsi a Lumi sì penetranti. Nientedimeno l’Amor generoso
di Vostra Beatitudine verso le Lettere, e l’applaudita Clemenza,
onde risguarda chi le professa, m’ispirano il coraggio
di presentarle due Volumi, che riceveranno il maggiore,
anzi l’unico pregio della sua magnanima accettazione: poiché
questa sola farà noto ai viventi, e spingerà più oltre l’oscuro
Nome dell’Autore. Egli dunque benché infimo tra’ suoi Vassalli,
ardisce comparire avanti l’Appostolico Trono con
omaggio di venerazione, e di riconoscenza: lieto di vivere in
un tempo, in cui le Scienze, e le belle Arti sono da un ottimo
Pontefice altamente promosse; da un Principe dissi,
che sì a quelle, come all’ardue cure del Governo fa estendere
del pari gl’illimitati suoi pensieri, e non ama di comandare
agli uomini se non per renderli più perfetti. Ma non è
permesso ad un Geometra l’inoltrarsi ad esprimere il singolare,
e l’egregio che in Vostra Santità si ravvisa. Altre
formole che le analitiche, si richiedono al sublime assunto.
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