Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
DI FRANCESCO REDI. | 89 |
sero mai punto, nè risuscitarono mai le altre due che compivano il numero dell’otto. Alcuni giorni dopo, ne feci far molti e molt’altri esperimenti, tenendo le mosche e più breve e più lungo spazio di tempo nell’acqua, ora ghiacciata, or col suo freddo naturale ed or tiepida, or lasciandole galleggiare, or per forza tenendole sott’acqua; onde in fine appresi che, quando elle son affogate da vero, a nulla è lor profittevole la forza e la potenza del sole; per lo che non so come creder si possa a Columella, il quale riferisce che le pecchie ritrovate morte sotto i favi, e conservate così morte tutto l’inverno in luogo asciutto, ritornano in vita se, allora quando coll’equinozio comincia a tornar la temperie dell’aria, si espongano al sole impolverate colla cenere di legni di fico. Io non l’ho esperimentato, ma parmi cosa lontana da ogni credere.
Torno alle mosche nate dal tonno; queste, siccome tutte l’altre, subito che scappano fuori del guscio cominciano a sgravarsi delle naturali immondizie del ventre, cagionate credo dal cibo che presero quando erano in forma di vermi; e tanto più perchè in quel tempo nel quale son vermi non ho mai veduto che gettino escrementi di sorta alcuna. Campano dopo il nasci-