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DI FRANCESCO REDI. 5

mente adornato che, pregiandosene la nostra Toscana, non invidia i Varroni al Lazio, ed i Plutarchi alla Grecia. Io vi prego dunque a prendervi la fatica di leggere nell’ore meno occupate questa mia Lettera, ma di leggerla con animo di dirmene il vostro sincerissimo parere, e con esso di darmi quegli, ch’io vi chieggio, amorevoli, ed al vostro solito dottissimi consigli, coll’aiuto de’ quali riuscendomi di tor via il troppo, ed il vano; ed aggiugnendo ciò, che sarebbe di mestiere,

Forse che ancor con più solerti studi
     Poi ridurrò questo lavor perfetto.

Crederono molti che per questa bella parte dell’Universo che noi comunemente chiamiamo terra, tosto che dalla mano dell’eterno Maestro uscì stabilita, o in qualsisia altro modo, col quale follemente farneticassero, che ciò potesse essere avvenuto; Crederono, dico, che ella in questo stesso momento cominciasse a vestirsi da sè medesima d’una certa verde lanugine somigliantissima a quella vana peluria, ed a quel primo pelame, di cui, subito che nati sono, si veggon ricoperti gli uccelli, ed i quadrupedi; e che poi a poco a poco quella verde lanugine dalla luce del sole, e dall’alimento materno fatta più vigorosa, e più robusta, si cangiasse, e crescesse in erbe,