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ESPERIEN. INT. AGL’INSETTI |
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ora per riferirvi. Quello stesso scorpione le di cui punture nel mese di Novembre non aveano avvelenato nè il piccion grosso, nè la pollastra, nè il cagnuolo, continuò a vivere senza cibo tutto l’inverno, serrato in un gran vaso di vetro e, del mese di gennaio, si ridusse così grullo e sbalordito che sembrava se ne volesse morire; ma arrivato al febbraio, ancorchè non avesse di che cibarsi, cominciò a ripigliar fiato e spirito bizzarrissimo con forza non ordinaria delle membra, che sempre andò crescendo; quindi avvenne che il dì 23 di febbraio, trovandomi in Pisa con la corte, deliberai di esperimentare se egli avea per ancora ripresa la velenosa e mortifera sua malizia, ed essendo per avventura venuto quella mattina a trovarmi Monsù Carlo Maurel, dotto ed esperimentato chirurgo franzese, strappò la piuma dal petto d’un piccion grosso, e nella parte di già pelata e quasi sanguinosa fece tre volte penetrar profondamente l’ago di quell’iracondo ed arrabbiato scorpione; dal che il piccion grosso cominciò subito a vacillare e con frequenti ansamenti e tremiti andava quasi balordo movendosi in giro. A sedici ore cadde, senza più potersi riavere, in terra; dove patì molte convulsioni sino alle diciott’ore, nel qual punto allungò le gambe, e le cosce intirizzate,