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DI FRANCESCO REDI. | 73 |
Dottore Kemal Eddin Muhammed Ben Musa Ben Isa Eddemiri vi aggiugne il cammello e l’elefante. Quindi alcun’altri sorridendo mi dicono che non fu gran fatto se non morirono gli animali colpiti da quello scorpione di Tunisi, conciossiecosachè eran più di quattro mesi che stava racchiuso in un vaso senza cibarsi, onde poteva aver perduto la velenosa malizia: di più avend’io fatta l’esperienza nel mese di novembre, mi rammentano che Tertulliano, il qual pur era nato nell’Affrica, parlando degli scorpioni, ci lasciò scritto nel principio dello Scorpiaco: Familiare periculi tempus aestas; Austro, & Africo saevitia velificat.
Mi riducono parimente alla memoria che Macrobio, Saturn., lib. I, cap. 21, ebbe a dire: Scorpius hyeme torpescit, & transacta hac, aculeum rursus erigit vi sua, nullum natura damnum ex hyberno tempore perpessa. E che Leone Affricano racconta che nella città di Pescara in Affrica son così numerosi e pestiferi gli scorpioni che quasi tutti gli abitanti vengono sforzati nel tempo della state ad abbandonarla e non vi ritornano se non al Novembre.
Questa opposizione non solo è saggiamente fondata, ma ell’è parimente verissima e più e più volte dalla sperienza confermata, come son’