pria genitrice. Osservai se dopo questa prima figliatura, passati alcuni giorni, altri scorpioncini dalla stessa madre fossero partoriti, conforme racconta il Rodio essergli intervenuto che ne vide gran numero della grandezza de’ lendini; ma io, per qualsisia diligenza, non potei mai imbattermi a vedergli, e di più, avendo aperto il ventre a molte femmine pregne, non vi ho mai trovato altro che quella bianca filza di scorpioncini tutti di ugual grandezza e sempre quasi dello stesso numero da venzei, come dissi, a quaranta; può nulla di meno essere avvenuto che quelle che io avea per le mani avessero fatte per lo passato molte altre figliature, e che io sempre mi fossi imbattuto nell’ultima, che perciò lascio a ciascuno la libertà di credere in questo ciò che più gli sia per essere a piacere. Non vorrei già che voi, Signor Carlo, credeste che nella nostra Italia fosse così poca dovizia di scorpioni, come pare che ne’ suoi tempi l’accennasse Plinio nel libro undecimo della Storia naturale, dicendo: Saepe Psylli, qui reliquarum venena terrarum invehentes, quaestus sui causa peregrinis malis implevere Italiam, hos quoque importare conati sunt. Sed vivere intra Siculi coeli regionem non potuere. Visuntur tamen aliquando in Italia, sed innocui; imperciocchè oggigiorno nella sola città di Firenze se ne consumeran-