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ESPERIEN. INT. AGL’INSETTI |
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se, che Pietro Crescenzi volle che fosse data alle pecchie affamate non la cruda carne, ma il pollo arrostito. Quando (dice egli) molto impoveriscono del mele, il quale si conosce al vedere, se di sotto si ragguardi, o al peso, o vero meglio facendo un foro sopra la parte mezzana, e per questo un fuscel netto dentro messo dia loro del mele o vero pollo arrostito, o vero altre carni. Crederei dunque, per salvare il detto di Plinio, che le pecchie non mangiassero mai carne se non cacciate dalla carestia e dalla fame, e ben lo disse Columella nel soprammentovato capitolo, parlando di que’ morti uccelli. Si autem favi sufficiant, permanent illibatae. Anzi Columella conobbe molto bene che era forse una vanità ed un voler far contro alla natura delle pecchie, dando loro le carni per cibo, e perciò soggiunse. Melius tamen nos existimamus tempore hyberno fame laborantibus ad ipsos aditus in canaliculis, vel contusam, & aqua madefactam ficum aridam, vel defrutum aut passum praebere; e di tal credenza forse furono Varrone, Virgilio e Palladio, i quali non fanno mai menzione di somministrar la carne all’api nella mancanza del mele. In somma le api hanno differente natura da quella de’ calabroni e delle vespe; imperocchè e queste e quegli avidamente assaporano tutte quante le carni e tutte quante le carogne che loro si paran