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36 | ESPERIEN. INT. AGL’INSETTI |
corpi delle mosche. Non invermina adunque, per quanto ho riferito, animale alcuno che morto sia.
Or come potrà esser vero ciò che dagli scrittori vien riferito e creduto delle pecchie, che elle nascano dalle carni de’ tori imputridite, e che perciò, come racconta Varrone, i Greci le chiamassero βουγόνας. Questa è una di quelle menzogne che anticamente a caso da qualcuno favolosamente inventate, da altri, come se fossero mere veritadi, furono poi raffermate e di nuovo scritte, e sempre con qualche giunta, imperciocchè non tutti gli autori raccontano ad un modo la maniera di questa maravigliosa generazione, e non sono tra di loro d’accordo. Columella si dichiarò che non voleva perderci il tempo, aderendo all’opinione di Celso, il quale non credette che si potesse mai del tutto spegnere la razza delle pecchie: onde superfluo sarebbe stato il cercarle tra le viscere de’ tori. Magone però, citato da Columella, insegna i soli ventri del toro essere a quest’opra sufficienti; e Plinio aggiugne esser necessario che ricoperti sieno di letame. Antigono Caristio, in quella sua Raccolta delle maravigliose narrazioni, vuole che un intero giovenco si seppellisca sotto terra, ma che però rimangano scoperte le corna; dalle quali, tagliate a suo tempo con la sega ne volano fuora (come