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DI FRANCESCO REDI. 17

che potessi ritrovar giammai il luogo dove nascosti si fossero; per lo che fatto più curioso di vedere qual fine si potessero aver avuto, di nuovo il dì undici di giugno misi in opra tre altre delle medesime serpi; su le quali, passati che furono tre giorni, vidi vermicciuoli che d’ora in ora andarono crescendo di numero e di grandezza; ma però tutti della stessa figura, ancorchè non tutti dello stesso colore, il quale ne’ maggiori per di fuora era bianco e ne’ minori pendeva al carnicino. Finito che ebbero di mangiar quelle carni, cercavano ansiosamente ogni strada per potersene fuggire; ma, avendo io benissimo serrate tutte le fessure, osservai che il giorno diciannove dello stesso mese alcuni de’ grandi e de’ piccoli cominciarono, quasi addormentatisi, a farsi immobili; quindi raggrinzandosi in sè medesimi insensibilmente pigliarono una figura simile all’uovo; ed il giorno ventuno si erano trasformati tutti in quella figura d’uovo di color bianco da principio, poscia dorato, che a poco a poco diventò rossigno; e tale si conservò in alcune uova: ma in altre andando sempre oscurandosi, alla fine diventò come nero: e l’uova, tanto nere quanto rosse, arrivate a questo segno, di molli e tenere che erano, diventarono di guscio duro e frangibile; onde si potrebbe dire che