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206 ESPERIEN. INT. AGL’INSETTI

perocchè ad ognuno è libero tener quell’opinione, che gli è più in piacere; e non credo che ciò disconvenga o che proggiudichi a quella stima e a quella riverenza ch’io porto loro: anzi chi non ha baldanza di tirannia non dovrebbe intorno alle naturali speculazioni sdegnarsi di questa libertà di procedere nella repubblica filosofica, che ha la mira al solo rintracciamento della verità, la quale, come diceva Seneca, Omnibus patet, nondum est occupata; qui ante nos fuerunt, non domini, sed duces sunt; multum ex illa etiam futuris relictum est. Io m’ingegno di raccoglier qualche particella di questi gran rimasugli, e solamente meco medesimo mi rammarico di non poter corrispondere colle mie deboli forze a quelle grandissime comodità che mi presta la sovrana beneficenza del Serenissimo Granduca unico mio Signore: ma facilmente avverrà, o almeno lo spero, che, dirozzatomi un giorno e rinvigoritomi, io vaglia a presentare a sì gran protettore cosa non affatto indegna di sua Reale grandezza. Intanto accertatevi che questa Lettera, o Libro ch’e’ si sia, se n’è venuto a voi non per vaghezza di laude, ma per desiderio d’essere emendato, e corretto, siccome caldamente ve ne prego, consapevole a bastanza.

Che ’l nome mio ancor molto non suona.

IL FINE.