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DI FRANCESCO REDI. 195

imperversano più aspramente del solito nella lor testa. Non son così numerosi come que’ de’ cervi, e rare volte arrivano ad esser dodici o quindici al più. E qui piacciavi di ricordarvi ch’io mi ristringo sempre a quel che ho veduto con gli occhi miei propri, e che fuor di questo non nego mai e non affermo che che sia.

Da quella stessa vita, che sa produrre dentro alle teste de’ cervi e de’ montoni quegli animaletti de’ quali v’ho favellato, può essere che sien fatti nascere, ed io non saprei disdirlo, quegli altri abominevoli e odiosissimi da’ Greci chiamati φθεῖρες che l’esterne parti degli uomini, de’ quadrupedi e de’ volatili infestano: ma se ho da riferire liberamente il mio pensiero, mi sento più inclinato a credere, col dottissimo Giovanni Sperlingio, che abbiano il lor natale dall’uova fatte dalle lor madri, fecondate mediante il coito; e se Aristotile, seguitato da’ moderni, si dette ad intendere che da quell’uova, o lendinini che si chiamino, non nasca mai animal di sorta veruna, ei s’ingannò al certo perchè ne multiplicano in infinito; e mi parrebbe indarno l’affaticarmi nel provarlo, trovandosi ben soventemente e i peli de’ quadrupedi e le penne degli uccelli gremite di quei lendini, i quali, quantunque alle volte sien così minuti che ci