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DI FRANCESCO REDI. 193

Ma a me parrebbono questi de’ cervi senza niun paragone moltissimo più grandi e nella figura mi rassembrerebbono differentissimi da quegli, conciossiecosachè questi de’ cervi son fatti com’un mezzo cilindro, piatti nella parte inferiore che tocca la terra e rilevati per di sopra e bianchi, ma distinti da molte strisce di mezzi anelletti pelosi, i di cui peli sono di color di ruggine. Hanno due bianchi piccolissimi cornetti in testa, che gli scortano e gli allungano e gli rimpiattano a lor voglia, come fanno le chiocciole. Sotto questi corni stanno due uncinetti o rampini neri, duri e con gran solletico e noia pungentissimi; di tali rampini pare che se ne servano a camminare, imperocchè si attaccano prima con essi e poscia si avanzano col corpo al cammino e serpeggiano senza gambe. Quell’estremità, per la quale sogliano scaricarsi degli escrementi del ventre, è scanalata per traverso e la scanalatura è marcata di due macchie nere a foggia di mezze lune. Non è determinato il lor numero, e quantunque Aristotile lo ristringa al venti in circa, nulladimeno io ho contato in una sola testa fino a trentanove di così fatte bestiuole, e non mai meno di venti.

Similissimi a questi vermi nella figura appariscon quegli, che dentro alle teste de’ castroni si