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DI FRANCESCO REDI. 191

Le bisciuole del fegato de’ montoni, o castrati, hanno la figura quasi di un seme di zucca, o per dir meglio d’una piccola e sottil foglia di mortella con un poco di gambo: son di color bianco lattato e traspariscono in essi molte sottilissime ramificazioni di vasi o canaletti verdognoli. La lor bocca, o altro forame che si sia, è ritonda e posta nel piano del ventre, poco distante da quella parte che s’assomiglia al gambo della foglia. Spesse volte si trovan le bisciuole nella borsetta del fiele, e non solo abitano e nuotano in esso fiele, ma ancora in tutti quanti i vasi del fegato, eccettuatone l’arterie, nelle quali non ne ho mai vedute. Io stimo però che elle nascano in quella borsetta, e che col rodere si facciano la strada e passino da’ canali della bile a quegli del sangue; quindi se talora multiplicano di soverchio, rodono eziandio la sustanza interna del fegato e vi fanno delle cavernette, in cui sgorgando il sangue mescolato colla bile vi s’impaluda e fassi d’un color di ruggine misto col verde, molto brutto e schifo alla vista e molto amaro a giudizio del sapore: perlochè a chiunque ponesse mente a questa faccenda si renderebbe molto malagevole il cibarsi, come giornalmente si costuma, di quegli abominevoli fegati, i quali però, avanti che da’