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DI FRANCESCO REDI. | 163 |
primavera, non isfarfallano fino all’altra primavera dell’anno futuro: dalle crisalidi ignude però non escon sempre le farfalle, ma da alcune maniere di esse escon talvolta delle mosche. Nè vi prenda maraviglia di questi strani nascimenti e trasformazioni, mentre noi medesimi, per così dire, non siamo altro che bruchi e vermi; onde pur di noi cantando il nostro divino Poeta gentilmente ebbe a dire:
Non v’ accorgete voi che noi siam vermi,
Nati a formar l’angelica farfalla.
E perchè mi giova molto a mostrarvi ch’è il vero quanto di sopra v’ho detto, piacemi di portarvi qui tutte quelle poche esperienze che per fortuna mi son rimase, delle molte che intorno a’ bruchi ed alle farfalle ho fatte.
Il giorno cinque di giugno, andando alla villa del Poggio Imperiale, vidi che ne’ lecci dello stradone passeggiavano moltissimi bruchi, alcuni de’ quali si vedevan talvolta calar dagli alberi fino in terra giù per certi fili di seta, e dalla terra velocemente rimontar negli alberi su per gli stessi fili. Ne feci pigliare una gran quantità, e posi mente che erano tutti vestiti d’un pelo lungo due buone dita a traverso, parte di color nero e parte di color di ruggine, e sulla groppa erano tutti punteggiati di quattordici punti in foggia di