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148 ESPERIEN. INT. AGL’INSETTI.

vis lateret, ætatem inter experimenta consumpsit, non isdegnò di concedere il senso alle piante. Pittagora e Platone ebbero questo stesso parere; e l’ebbero similmente Anassagora, ed Empedocle, se dar vogliamo fede ad Aristotile che, nel primo libro delle piante lo riferisce. Ἀναξαγόρας μὲν οὖν, καὶ Ἐμπεδοκλῆς ἐπιθυμίᾳ ταῦτα κινεῖσθαι λέγουσιν αἰσθάνεσθαί τε καὶ λυπεῖσθαι καὶ ἥδεσθαι διαβεβαιοῦνται. ὧν ὁ μὲν Ἀναξαγόρας καὶ ζῷα εἶναι καὶ ἥδεσθαι καὶ λυπεῖσθαι εἶπε, τῇ τε ἀποῤῥοῇ τῶν φύλλων, καὶ τῇ αὐξήσει τοῦτο ἐκλαμβάνων,. Ma i ricreduti Manichei empiamente passarono più avanti, come racconta Sant’Agostino; e tennero, che le piante avessero anima ragionevole, e che però fosse misfatto d’omicidio il coglierne frutti, o fiori; lo strapparne violentemente foglie, e rami, e sradicarle totalmente dal suolo. Plotino però fu molto più moderato scrivendo, che elle hanno sentimento sì, ma intormentito, e stupido della stessa maniera che lo anno l’ostriche, le spugne, e gli altri simili animali, che Piantanimali nelle scuole sono chiamati: a Plotino, ed agli altri suddetti filosofi gentili si accostarono Giovanni Veslingio, e Tommaso Campanella con molti altri moderni, tra’ quali l’eruditissimo nostro Imperfetto, dico il Sig. Priore Orazio Ricasoli Rucellai, ne’ suoi maravigliosi dialoghi dell’Anima fa parlare altamente Vincenzio Mannucci, e con