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DI FRANCESCO REDI. | 141 |
te viventi, sia quella stessa che generi ancora i bachi di esse piante. E chi sa forse che molti frutti degli alberi non sieno prodotti, non per un fine primario e principale, ma bensì per un ufizio secondario e servile, destinato alla generazione di que’ vermi, servendo a loro in vece di matrice, in cui dimorino un prefisso e determinato tempo; il quale arrivato, escan fuora a godere il sole.
Io m’immagino, che questo mio pensiero non vi parrà totalmente un paradosso; mentre farete riflessione a quelle tante sorte di galle, di gallozzole, di coccole, di ricci, di calici, di cornetti e di lappole che son prodotte dalle querce, dalle farnie, da’ cerri, da’ sugheri, da’ lecci e da altri simili alberi da ghianda: imperciocchè in quelle gallozzole, e particolarmente nelle più grosse che si chiamano coronate, ne’ ricci capelluti, che ciuffoli da’ nostri contadini son detti, ne’ ricci legnosi del cerro, ne’ ricci stellati della quercia, nelle galluzze della foglia del leccio si vede evidentissimamente che la prima e principale intenzione della natura è formare dentro di quelle un animale volante; vedendosi nel centro della gallozzola un uovo che, col crescere e col maturarsi di essa gallozzola, va crescendo e maturando anch’egli, e cresce altresì a suo