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DI FRANCESCO REDI. 117

ventura essere, che io feci sempre l’esperienza per appunto come l’insegna il padre Atanasio, e per farla mi servii della polvere di que’ fossi che son rimasi rasciutti; ma questi non rimanendo per lo più se non di state, nel qual tempo son di già nate tutte l’uova o semenze delle rane, non è maraviglia se, non essendo uova tra quella polvere, non sieno da essa nate le rane. Io ho però osservato che quando le rane o botte nascono ne’ fossi o ne’ paduli, elle nascono in figura di pesce, non co’ soli piedi anteriori, ma senza verun piede, con lunga coda, piatta e per così dire tagliente; ed in così fatta figura per molti giorni van nuotando, cibandosi e crescendo, quindi cavan fuora le due gambe anteriori; e dopo alcuni altri giorni, di sotto una pelle, che veste tutto il lor corpo, cavan fuora le due altre gambe diretane; e passato certo tempo si spogliano della coda, la quale non si divide in due parti per formar le gambe, come Plinio, il Rondelezio e tanti altri scrittori hanno creduto: e di questa verità potrà ogn’uno certificarsi, che voglia col coltello anatomico esaminare alcuna di quelle ranuzze nate di pochi giorni, e vedrà che le gambe di dietro e la coda son membri tra di loro distintissimi; e se ne rinchiuderà in qualche vivaio, potrà osservare che per molti giorni